Oggi è il fatidico giorno dell’azione congiunta dei blog, ed ecco che mi pare giusto rispettare l’impegno preso.
L’ambientalista è un ruolo sempre malcoperto e malvisto nella società: è quel rognone che ti vieta di usare il DDT, quello scassapalle che fa venire le alluvioni perché vieta il dragaggio del Po, è quell’inutile donnina che mi fa mettere l’organico nel contenitore dell’organico.
Io mi chiedo, però: chi è l’ambientalista, e cosa deve fare oggi un ambientalista? Perché della salute del pianeta mi interesso*.
L’ambientalista nasce un po’ ariano, lo sappiamo. Cresce bene però: sviluppa un senso critico verso ciò che non fa tanto bene alla salute durante lo sviluppo industriale, nota con rammarico l’uso di cancerogeni come defolianti, impone agli stati l’interruzione della caccia indiscriminata [e fosse intervenuto prima, avrebbe vietato anche di risaiare l’intera Vercelli]. E fin qui, dopo anni, a quel timido omino con la giacca verde facciamo pata pat sulla spalla e lo ringraziamo.
Ma nel 2000 l’ambientalista coglie nuove sfide, non fa il sindacalista, lui, non si limita a garantire il conquistato. Qual è il timore attuale, che con grande gaudio vedo essere mainstream? Lo spreco delle risorse. Metalli, cibo, acqua ed energia finiscono, miei cari. Lo sapevate già, ora però vi preoccupate: forse perché trent’anni fa un litro di benzina costava 1£ e ora un litro di petrolio vale 0.50€?
Va bene, bravi, vi siete svegliati, era ora. L’ambientalista ve lo urlava dagli anni ’80, mentre eravate nel pieno edonismo reaganiano, e ora lo vezzeggiate di nostradameria.
Ok, ora siamo tutti ambientalisti. Sappiamo che l’effetto serra esiste e temiamo per il nostro diretto futuro**. Che possiamo fare? Guardate, le scelte sono essenzialmente tre.
- Ce ne freghiamo bellamente. Ora, io sarei anche pronto per questa ipotesi. Non vedo l’ora di provare una crisi mondiale effettiva, coi profughi e la gente che s’ammazza per strada.
- La decrescita felice. Solo che io vorrei continuare a studiare al Politecnico e avere la casa lontana dall’università. No, mi sembra un po’ troppo radicale.
- Terza scelta: wow, quando si propongono tre scelte, le prime due sono due cazzate impensabili, mentre la terza scelta è quella ok, quella giusta, quella che risolve i problemi, il sacro graal della filosofia, la soluzione finale***. Allora eccola, la mia soluzione finale:
Non dobbiamo limitare il nostro stile di vita. Non dobbiamo stare meno bene per fare un piacere all’ambientalista. Ma non possiamo neanche sfruttare tutte le risorse del pianeta: sarebbe antieconomico.
La possibilità di vivere bene, ma anche in maniera sostenibile ambientalemente, C’E’, per dio.
Per principio, non farò esempi.
Potete però credermi, se vi dico che esiste la possibilità di sviluppare il nostro stile di vita secondo criteri di mantenimento della stessa E del pianeta.
Quindi buttate i vostri pomodorini biologicamente corretti addosso all’invasato apocalittico, usate meno la vostra macchina a combustione interna e limitiamoci ad imitare i comportamenti corretti.
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